Oltre 46mila metri quadri dell’area interessata fanno parte della riserva naturale della Regione
C’è un capitolo nella storia dello Stadio della Roma che ancora non è
stato esplorato e che, insieme a infrastrutture, parcheggi, mobilità e
cubature, deve essere sciolto dalla Conferenza di Servizi di oggi. Si
tratta degli espropri. Ed è un tema che può incidere sull’esito finale
dell’opera.
Presentando il progetto la Eurnova non ha indicato il «piano
particellare», vale a dire l’esatto elenco delle aree interessate dal
progetto. Aree che vengono identificate sul foglio del Catasto con dei
numeri. È un documento fondamentale perché serve a identificare
esattamente l’area su carta, determinarne precisamente la superficie
interessata e stabilirne la proprietà. Tutto ciò al fine di avviare
correttamente le procedure di esproprio.E non stiamo parlando di pochi
metri quadri: nello studio di fattibilità presentato dalla Eurnova si
legge, infatti, a pagina 14, che il «progetto di sviluppa su un’area di
547.015 metri quadri di proprietà di Eurnova; 86.716 di proprietà
pubblica e 451.789 di proprietà di privati che sarà assoggettata ad
esproprio». In sostanza, quindi, su un totale di 1.085.520 metri quadri
interessati da tutto il complesso Stadio di Tor di Valle, il 50,4% è di
Eurnova; il 41,6% è da espropriare e l’8% è di proprietà pubblica.
Per gli espropri, i proponenti mettono in conto di dover spendere poco più di 30 milioni di euro per le indennità.
Gli uffici capitolini hanno fatto una prima scoperta: circa 46mila
metri quadri è vincolato a riserva naturale; la proprietà è della Tenuta
dei Massimi, parco di Roma Natura, società regionale. Sull’area in
questione, da progetto, dovrebbe essere costruita la rotatoria fra
l’Ostiense e la via del Mare.
Non che quest’area non sia espropriabile e non possa cambiare di
destinazione d’uso. Ma non dovrebbe poter essere il Comune a farlo.
Occorre una variante urbanistica che dovrebbe spettare alla Regione.
Condizionali d’obbligo visto che è in atto una sorta di querelle
interpretativa delle norme fra i diversi uffici capitolini interessati.
Secondo problema: tutto l’intervento riguarda una cinquantina di
particelle catastali: 2 di proprietà Eurnova, 10 pubbliche e 37 di
privati. Fra queste ultime, 23 risultano essere di tre società
riconducibili, secondo le voci di Campidoglio, al gruppo Armellini.
Tanto che, nei giorni scorsi, all’assessorato all’Urbanistica si sarebbe
presentato un emissario del gruppo che avrebbe presentato domanda di
accesso agli atti dello Stadio. Abbiamo provato a contattare l’avvocato
Piselli, storico legale del Gruppo Armellini, il quale si è limitato a
un sobrio «non ne so nulla». Se le voci trovassero conferma, si
aprirebbe un nuovo fronte di dispute legali. (da Il Tempo, 14 Luglio 2014)
Nessun commento:
Posta un commento